Hanumanasana:
Oggi parliamo di uno degli asana più conosciuti nella pratica dello Yoga: Hanumanasana, ovvero la spaccata sagittale.
In inglese questo asana viene chiamato Monkey Pose, ovvero la posizione della scimmia, e questo perché si rifà a una sorta di supereroe della cultura indiana: il semidio Hanuman. La sua natura semidivina deriva dall’essere figlio di Vayu, dio del vento, e di Anjana, una creatura vanara, ovvero una donna scimmia. Secondo la leggenda i Vanara sono creature mitologiche create da Brahama per aiutare il re Rama nella battaglia contro Ravana, il suo principale oppositore. A causa di questa sua doppia natura, la cultura indiana attribuisce ad Hanuman diverse qualità, quali la forza fisica, il coraggio, la generosità e la devozione spirituale.
Chi di voi ricorda l’articolo dedicato a Vrkasana, la posizione dell'albero, avrà in mente la storia della regina Sita, moglie del re Rama, rapita dal demone Ravana e portata a Lanka contro la sua volontà. Ad annunciarle l’arrivo del suo amato e, quindi, la fine della sua prigionia, fu proprio Hanuman. Questi, infatti, in quanto figlio del vento, era conosciuto per i suoi prodigiosi salti, che coprivano la distanza di cento Yojanas, ovvero la più lunga distanza attraversata da un suono profuso da un punto molto alto. In questo caso lo spazio che separa l’India da Lanka: la forza della sua gamba posteriore lo spinse verso il cielo, mentre la sua gamba anteriore si distese per toccare la terra di Lanka e trovare Sita raccolta ai piedi di un albero di Ashoka (che letteralmente significa “senza dolore” e per questo nella tradizione indiana sono simbolo d’amore, ma hanno anche un forte potere curativo). Giunto in presenza della regina Hanuman poté annunciarle l’arrivo dell’esercito guidato da Lakshman, fratello di Rama.
Durante la battaglia, però, quest’ultimo rimase ferito e l’unica possibilità di salvarlo risiedeva in alcune erbe che crescevano sull’Himalaya. “Vai, Hanuman!” disse Rama, “abbiamo bisogno di un altro dei tuoi prodigiosi salti per andare a prendere l’erba di…”, ma prima di riuscire a terminare la frase, il semidio era già balzato via. Una volta arrivato sulla cima più alta della montagna, Hanuman si trovò circondato da un’enorme quantità di erbe e piante: “Quale sarà quella giusta?” si domandò. “Come posso saperlo, io sono solo una scimmia, non un medico! Porterò tutta la montagna con me e gli esperti decideranno!”. Fu così che Hanuman caricò attentamente l’intero monte sulla sua testa e tornò sul campo di battaglia dove i medici lo aspettavano e così, grazie a lui, poterono salvare la vita di Lakshman.
Hanumanasana racchiude in sé le qualità e gli insegnamenti del semidio Hanuman: devozione ai valori del cammino dello Yoga e ai bisogni di chi ci sta vicino. Sicuramente non è un asana di immediata esecuzione, ma il viaggio attraverso di esso ci restituisce gentilezza e altruismo. Durante la pratica, è importante cercare di incarnare la dedizione e l’altruismo del varana Hanuman e, da lì, cercare di trasportarla nella nostra quotidianità.
Una pratica di preparazione per questo asana si concentrerà sicurante sull’estensione e la flessibilità, tanto delle catene posteriori (bicipiti femorali) quanto di uno dei muscoli più importanti e profondi del nostro corpo quale è lo Psoas, anche detto “il muscolo dell’anima”. La spaccata sagittale, infatti, non richiede esclusivamente l’estensione e la flessibilità della muscolatura posteriore della gamba anteriore che si distende; è altrettanto importante la possibilità di movimento del flessore dell’anca della gamba posteriore in modo che possa estendersi.
Un’attenzione particolare va rivolta alla consapevolezza del centro. In questo asana, infatti, accade spesso che si tenda a collassare sul bacino, la qual cosa sicuramente permette di scendere più in basso, ma, allo stesso tempo, crea una rotazione esterna dei femori che fa perdere la frontalità delle anche, aspetto fondamentale dell’asana. Va tenuto a mente, quindi, che quello di scivolare completamente verso il basso fino a portare il perineo a contatto con la terra non è il solo obiettivo della posizione, anzi! Ciò che importa è mantenere un fermo contatto con il nostro centro, in modo da sentire che le gambe si stringono attorno alla linea mediana del corpo e che, allo stesso tempo, spingano in direzioni opposte (indietro la gamba anteriore, in avanti quella posteriore) in modo da mantenere la frontalità del bacino.
Un buon modo di approcciare questo asana è partire da Anjaneyasana, la posizione della Luna crescente. Supponiamo di avere portato avanti la gamba destra: appoggimo l’ascella destra sul ginocchio e, puntando il tallone a terra, solleviamo la pianta del piede in modo che la mano destra possa afferrare il piede, da mantenere flesso. Senza perdere il contatto del fianco destro sulla gamba destra, iniziamo a far indietreggiare la gamba sinistra, fino al massimo delle nostre possibilità. In questo modo, oltre ad assicurarci di non aver perso la stabilità del bacino, riusciamo a percepire anche l’estensione del fianco destro.
Se la flessibilità non consente di portare il bacino a terra, un utile aiuto può essere quello di appoggiare l’ischio della gamba anteriore su uno o più blocchetti, in modo da poter poi elevare il busto.
Un altro aspetto importante è quello dei piedi: quello anteriore, infatti, è da mantenere flesso e quello posteriore da avere le dita puntate a terra. In questo modo la loro azione servirà a timonare le gambe, spingendo quella anteriore indietro e quella posteriore in avanti, assicurandoci non solo la frontalità del bacino, ma anche la giusta connessione e integrazione verso il centro del corpo.
Hanumanasana è una posizione che lavora molto bene a livello energetico sul primo e sul secondo Chakra (Muladhara e Swadisthana), restituendo il contatto con le nostre radici e con il nostro Io più profondo.