_L1A2830.jpg

LA MISSIONE DI YàP:

Lo Yoga è per tutti ed è di tutti! 

Yoga à Porter nasce dall’esperienza a dir poco variegata di Marta Castronuovo che, agli studi umanistici di Filosofia, Arte ed Antropologia, fonde quelli di Yoga, Medicina Cinese e adesso anche Ayurveda.

La convinzione che sta dietro questo progetto è una ed è radicale: la libertà. Esattamente come la formazione di Marta spazia in ambiti diversi, YàP ha un’anima fluida che si diffonde laddove ce n’è bisogno! Uno dei rischi più grandi che si corre quando ci si appassiona allo Yoga è quello di cadere nella tentazione dogmatica. Che sia verso una determinata pratica o verso un insegnante; quello che spesso accade è riproporre gli schemi che ben conosciamo, tipici della nostra cultura occidentale, di performance, di ambizione o di devozione cieca verso un insegnante. L’amore che ci lega allo Yoga è segnato da profonda anarchia. Non usiamo questo termine alla leggera; ma anzi con tutta la dovuta cognizione di causa. J.J. Rousseau ci insegna che l’unica anarchia auspicabile è quella di secondo livello, ovvero quella alla quale posso auspicare solo dopo aver riconosciuto dentro di me le regole del vivere nel rispetto e nella responsabilità, verso me stesso e verso il mondo intero. Riconosciamo che il nostro unico e più grande maestro è quello che ci vive dentro, ascoltando il quale riconosco e accetto i miei limiti; ascolto le mie esigenze e agisco nel rispetto e nella consapevolezza.

Oggi viviamo nell’era dell’ à porter. Dal cibo a qualsiasi servizio domestico o lavorativo, la scelta è sempre quella di affrontare il traffico e la confusione cittadini il meno possibile. Yoga à Porter, quindi, pare essere la risposta più azzeccata, almeno dal punto di vista economico, alla frenesia milanese; ma la scelta dell’à porter che sta dietro a YàP muove da esigenze diverse. Il bisogno è quello di offrire un insegnante che non si estranei dalla realtà, chiudendosi nel minimalismo dei centri yoga, ma che sperimenti e conosca quanto più possibile la realtà nella quale viviamo, perché, attraverso lo Yoga, sappia guidare gli allievi a trovare la loro giusta dimensione. Da qui si evince la nostra scelta di lavorare in location diverse e forse anche improbabili, ma che aprono nuove porte alla pratica, invitandoci a uscire dagli schemi classici e provando a sperimentare cosa meglio funzioni per ogni individuo. Siamo orgogliosi di lavorare in Comunità Nuova, sopportando non solo il meraviglioso lavoro che impegna questa realtà, ma anche l’intero quartiere. Nello spazio “Careof” presso la Fabbrica del Vapore riceviamo i nostri studenti in una galleria d’arte contemporanea che favorisce la creatività e la sperimentazione di giovani artisti in ogni sua espressione e forma, perché sia Marta che Federica hanno sperimentato sulla propria esperienza quanto sia importante lasciare che la mente abbandoni i soliti schemi di controllo e viva nel flusso spontaneo di idee ed immagini come solo l’arte, in una qualsiasi delle sue forme, ci fa vivere. In via A. Tadino apriamo le porte di un centro di medicina cinese. La scelta di questa location viene dall’esigenza di Marta di creare un minimo denominatore comune che creasse un sapere trasversale. Siamo abituati a una conoscenza a “lente di ingrandimento”, per cui approfondiamo un determinato sapere separandolo quasi completamente da ciò che gli sta attorno.  Lo Yoga parla dell’Uomo all’Uomo, per cui nulla gli è estraneo. L’invito è quello di scoprire come discipline diverse, ad esempio la medicina cinese, l’Ayurveda o la medicina popolare rispondano (spesse volte in modo molto simile) alle stesse domande.

Inoltre gli insegnanti di Yoga à Porter si diffondono per la città, entrando in case, piccoli e grandi uffici, co-working, location meno comuni come bar o teatri… insomma ovunque ce ne sia modo e bisogno!

“The Yoga pose is not the goal. Becoming flexible or standing on your hands is not the goal. 
The goal is to create space where you were once stuck. 
To unveil layers of protections you have built around your heart. 
To appreciate your body and become aware of  the mind and noise it creates. 
To make peace with who you are. 
The goal is to love... well you! 
Shift your focus and your heart will grow!”

Non esiste una persona o un corpo più adatti alla pratica yogica di altri; come insegnanti, ci proponiamo semplicemente di creare un ambiente sufficientemente sicuro perché gli allievi possano sentirsi curiosi verso loro stessi ed eventualmente farsi delle domande. Siamo consapevoli del fatto che quando lavoriamo con i corpi delle persone, lavoriamo e tocchiamo la loro parte più profonda e non possiamo prenderlo con leggerezza.

Ogni corpo, nella sua splendida unicità, ha la sua pratica, la sua via di liberazione e salute. La magia dello Yoga sta proprio nel sapersi adattare alle esigenze di ciascuno, senza i giudizi qualitativi dei quali siamo troppo spesso vittime. Sin da piccoli ci viene insegnato che dobbiamo diventare “qualcuno” e se questo non accade è perché non ce lo siamo guadagnato; ma lo Yoga ci insegna che non c’é nulla che si debba fare se non “essere” e non “pensare di essere”.

Nel dicembre del 2018, Marta e il suo amico AndreaQ hanno dato vita a un progetto figlio di Yoga à Porter: Moksa, le vie dello Yoga. A tal riguardo, Andrea scrive: “Quando mi sono accorto che in libreria non esisteva un volume avvicinabile e ricco che non fosse né un manuale tecnico (e quindi stitico) né i magnifici (ma parecchio impegnativi) testi classici della tradizione, la mia parte "editoriale" ha sentito un bellissimo suono di campana. Ecco qual era la sfida: unire le mie figure al sapere tentacolare di Marta, metterci alla prova. E raccontare, impiegando un linguaggio nuovo ma ispirato a verità antichissime, le magie del corpo, della simbologia, della tradizione, della salute. Disegnare le posizioni di yoga è stato fin da subito un esercizio complesso e stimolante. Non puoi tradire il corpo, tantomeno l'intenzione di ogni asana, ma allo stesso tempo devi rimanere fedele al tratto che hai deciso di utilizzare, alla voce che ha preso vita per questo progetto”. Buona lettura, Yappies!