Inverno - Meridiano della Vescica
Nel nostro ultimo post abbiamo parlato dell’arrivo dell’inverno e di cosa comporti nelle nostre vite. Lo Yoga, come l’Ayurveda, ci chiede di seguire i ritmi della natura per conservare lo stato di salute.
Il mondo che ci circonda si prepara lentamente al riposo e al silenzio invernali e così dovrebbe essere anche per noi. Ogni stagione ci regala energie, sapori, odori, colori, ritmi diversi, che vivono in noi e, palesandosi, rivelano la complessità di cui è fatto l’essere umano. Nei successivi post vedremo anche quali sono i motivi per cui preferiamo alcune stagioni rispetto ad altre, perché un clima e non un altro risuona meglio sulle nostre corde. Ciò che non cambia è il bisogno di adattarci ai ritmi ciclici della natura.
Questo non solo secondo lo Yoga o l'Ayurveda; abbiamo visto, infatti, come anche la cultura popolare del bacino del Mediterraneo riconosca al tempo ciclico un’enorme importanza. Basti pensare ai rituali celebrati da tutte le culture, che segnano non soltanto i ritmi di vita del gruppo sociale, ma determinano anche i ruoli all’interno della stessa.
Abbiamo, inoltre, iniziato a vedere il punto di vista della medicina cinese che, per i mesi invernali, ci ragguaglia su come prenderci cura dei due meridiani maggiormente esposti, ovvero Reni e Vescica.
È proprio questo sapere trasversale che maggiormente attira la nostra curiosità. Siamo abituati a una conoscenza a “lente di ingrandimento”, per cui approfondiamo un determinato sapere separandolo quasi completamente da ciò che gli sta attorno. Ricordo ancora gli anni del liceo, in cui lo studio mi si presentava quasi a compartimenti stagni, per cui ciò che studiavo in storia risultata del tutto alieno alla letteratura o alla filosofia. Quando al quarto anno i professori di letteratura e filosofia si presentarono con una prova condivisa tra le materie, ricordo di essere andata in tilt! Eppure era tutto così chiaro. Quando impieghiamo la "lente" del sapere analitico, creiamo delle unità precise e isolate, che funzionano solo all'interno di quel perimetro; l'estraneità agli altri ambiti della conoscenza genera mancanza di comunicazione e quindi di trasversalità. Quello del mio compito in classe è un esempio banale, mi rendo conto, ma ci aiuta a comprendere il bisogno di uno zoom out, che ci permetta di guardare a tutto il sapere e così avere un’idea complessiva di cosa sia la natura e l’essere umano.
Ciò che cerchiamo di fare nei nostri post è esattamente questo: mettere in comunicazione ambiti apparentemente lontani che, con l'esperienza e lo studio trasversale, risultano vicini e complementari.
Martedì scorso abbiamo introdotto la coppia di meridiani legati alla stagione invernale: Reni e Vescica. I reni inquadrano la componente Yin e la vescica quella Yang.
Ma cosa sono lo Yin e lo Yang?
Spieghiamo brevemente questi due concetti interconnessi, su cui torneremo comunque più avanti. La teoria di Yin e Yang sta alla base della cultura cinese e ci parla di un rapporto tra coppie di opposti, ovvero la dualità con cui noi osserviamo il mondo: caldo e freddo, notte e giorno, maschio e femmina, leggero e pesante, e via dicendo.
Queste coppie di opposti non possono esistere l’uno senza l’altro (non conoscerei il buio, se non sapessi cosa è la luce) e sono in costante rapporto reciproco: all’aumentare dell’energia Yin corrisponde il diminuire della Yang e viceversa. Anche i canali attraverso cui scorre la nostra energia vitale, Chi, vengono trattati in coppie di opposti. Secondo la scuola tradizionale cinese di Masunaga i meridiani Yang sono quelli che corrispondono ai nostri organi “vuoti”, quindi che possono alleggerirsi (vescica, intestino crasso, stomaco, cistifellea, intestino tenue); di rimando gli organi “pieni”, ovvero che non si svuotano, sono identificati come Yin (reni, polmoni, fegato, milza, cuore).
Abbiamo già parlato ampiamente del meridiano dei Reni; oggi ci soffermeremo sul suo antagonista Yang: il meridiano della Vescica, che controlla le nostre energie profonde e non coscienti. In lui risiedono i principi di tutti i nostri archetipi: sociali, familiari, culturali e personali. Collegato all’elemento dell’acqua, il meridiano della Vescica governa la nostra forza interiore, la nostra resistenza e resilienza e soprattutto la nostra forza di volontà, quindi la capacità di “passare all’azione”. Dall’altra parte il meridiano controlla l'abilità di ascoltare noi stessi, di accettarci e accettare ciò che ci accade, lasciando cadere i frutti delle nostre azioni, così come ci insegna il Bhagavad-Gita, l'importante testo sacro indiano.
A livello fisico la vescica si occupa della fase finale della trasformazione delle energie, eliminando attraverso l'urina le tossine e le scorie dell'organismo. A livello emotivo tutto questo si traduce nell’abbandono dei “vecchi ricordi”, dei vecchi schemi comportamentali che portiamo con noi nonostante non siano più adatti alle situazioni che ci troviamo ad affrontare.
Sul piano fisiologico, questo meridiano corrisponde alle ossa, al midollo osseo, alle orecchie. A livello psicologico è associato alla severità, alla fecondità, al rigore, alla decisione, al senso dell’ascolto.
Il meridiano della vescica, esattamente come il suo antagonista Yin, trova enorme beneficio da pratiche di abbandono che stimolino la nostra capacità di ascoltare e stare, proprio come avviene nella pratica dell’Yin Yoga. La tenuta lunga delle posture, supportate se necessario, permette al corpo di abbandonarsi al rilassamento con il conseguente rilascio di tensioni ed emozioni.