Kapalasana
La posizione di cui parliamo oggi è Kapalasana, un’altra inversione molto simile, nella preparazione e nei benefici, al re degli asana: Sirsasana.
Il nome “Kapalasana” deriva da KAPAL che vuol dire “teschio, cranio” e come sempre ASANA che sta per “posizione”.
Per praticare questo asana dobbiamo inginocchiarci e portare i palmi delle mani a terra in modo che gli avambracci, dal polso al gomito, risultino perpendicolari alla terra e paralleli tra loro. La distanza tra le mani deve essere di poco superiore all’ampiezza delle spalle.
Appoggiamo poi la testa a terra in avanti e al centro rispetto alla linea delle mani in modo da creare un triangolo. In espirazione premiamo con le mani distendendo le gambe e camminiamo in avanti con i piedi.
La prima variante sarà quella di appoggiare le ginocchia sulle braccia, richiamando i piedi verso i glutei; se ci sentiamo sicuri, possiamo invece distendere le gambe al cielo, tenendoci in equilibrio su testa e braccia. È importante cercare di non allargare i gomiti ma, al contrario, di stringerli verso il centro.
In questo asana, soltanto la parte superiore della testa e le mani dovrebbero toccare terra.
I benefici di questa posizione sono simili a ciò che abbiamo osservato nel post precedente su Sirsasana. Oggi invece vorrei soffermarmi su eventuali cautele e controindicazioni.
Al contrario di quanto si possa immaginare, le posizioni sulla testa, se eseguite correttamente, non hanno molte controindicazioni e i casi in cui si consiglia di evitarne la pratica sono veramente pochi. L’astensione completa è raccomandata solo a chi soffre di arteriosclerosi, aneurisma e forte ipertensione.
In linea generale il corpo dà dei segnali per farci capire che qualcosa non va quando ci mettiamo a testa in giù, come per esempio ronzio alle orecchie, rossore eccessivo del viso (Pitta Dosa), sudorazione abbondante, vertigini, difficoltà respiratorie. Questi ultimi sintomi non devono trattenerci del tutto dalla pratica di questa tipologia di asana. Molto più spesso, infatti, lo scoglio contro il quale ci si scontra nella pratica delle posizioni invertite è la paura e il conseguente irrigidimento della muscolatura e della respirazione. Se non praticate correttamente, queste posizioni posso portare una sensazione di soffocamento, che in molti casi è dovuta allo sforzo violento per raggiungere l’asana e all’arresto involontario della normale respirazione. Come abbiamo visto anche per Sirsasana, il respiro è sempre al centro della pratica: inspirare ed espirare profondamente attraverso il naso non solo aiuta il praticante a mantenere un alto livello di centratura e presenza, ma serve anche ad ammorbidire la muscolatura, evitando in questo modo sforzi eccessivi.
In casi di malattie agli occhi, come glaucoma o congiuntivite, si consiglia di astenersi dalla pratica delle inversioni; invece la miopia, la presbiopia e l’astigmatismo sono piccole deformazioni che possono essere corrette da queste posizioni.
Un’attenzione particolare va indirizzata a coloro che presentano problemi di scoliosi. Come spesso vedremo andando avanti con i nostri post, la colonna vertebrale è al 99% dei casi al centro della pratica yogica e molti insegnanti ripetono di continuo che una vita sana inizia da una colonna vertebrale sana. Non mi sento di dire che i praticanti che soffrono di scoliosi debbano astenersi del tutto dalla pratica delle inversioni, piuttosto direi, come sempre nel mondo dello yoga, che la risposta è “dipende”. Prima di tutto, come immaginabile, la variabilità è legata alla condizione generale della colonna, ma ci sono anche altri fattori, come per esempio la posizione e il numero di curve “anomale”.
Sebbene nelle posizioni invertite il focus non sia la compressione della colonna, è possibile che questo accada, soprattutto se l’asana non eseguito correttamente, e la compressione è esattamente l’opposto di quanto si deve ricercare per restituire lunghezza alla colonna. L’uso del muro può risultare d’aiuto per togliere parte del carico dalla spina dorsale, soprattutto nell’esecuzione di asana come Kapalasana, Sirsasana o Salamba Sarvangasana.