Mayurasana:

Il viaggio che intraprendiamo oggi ha per argomento una posizione ben nota nel mondo dello Yoga e, soprattutto, cara alla stagione primaverile nella quale ci stiamo inoltrando: Mayurasana, anche nota come la posizione del pavone. 

Prima di addentrarci nella descrizione dell’asana, ci piace tornare alle origini e raccontare perché Mayura (il pavone o meglio le sue piume) è caro alla tradizione indiana.

Secondo la mitologia indù, dopo la creazione dell'universo da parte di Brahma, regnava un grande pandemonio. Per questo Brahma si sentiva molto scoraggiato: il mondo che aveva appena creato era privo di ordine, concezione e configurazione; ma non si scoraggiò! Decise di dare vita a delle divinità che avessero delle qualità in grado di riordinare il suo cosmo. Quindi tutti i corpi celesti, inclusi il sole, la luna e le stelle, furono creati e organizzati sotto rigidi ordini. Gli oceani sorsero e le stagioni iniziarono a cambiare periodicamente. E la dea Saraswati emerse dalla sua bocca, incarnazione della saggezza eterna e dell'arte.

Nella tradizione indiana, la Saraswati è potentissima: fa parte della trinità femminili, Tridevis, che comprende oltre a lei anche Maha Kali e Maha Lakshmi. Sono le consorti dell’altra trinità, quella di Lord Shiva, Lore Vishnu e Lord Brahma. 

Maha Saraswati, raffigurata con otto braccia, è seduta su un fiore di loto bianco e brandisce tra le mani la campana, il tridente, il vomere, la conchiglia, il pestello, il disco, l'arco e la freccia. Ma c’è un altro elemento che contraddistingue questa dea ed è la piuma di pavone (Mayura), creato per lei dal dio Garuda e donatole in segno di eterna consapevolezza e conoscenza. 

Mayurasana, quindi, è una posizione che incarna tutte le qualità della dea Saraswati. 

Prima di approfondire la descrizione dei valori terapeutici di questo asana, diamo qualche indicazione per la sua esecuzione. Nel trattato Hatha Yoga “Pradipika” si raccomanda di eseguire Mayurasana a stomaco vuoto, meglio se al mattino presto. La posizione consiste nell’appoggiare le mani a terra e i gomiti sullo stomaco, e di portare il corpo in equilibrio sulle braccia il più possibile parallelo a terra (non ci dilunghiamo ulteriormente sulle indicazioni per l’esecuzione dell’asana, sia perché sono facilmente reperibili, sia perché riteniamo che per ogni corpo andrebbero date indicazioni e preparazioni individuali). Certamente Mayurasana richiede un certo sforzo fisico, a livello addominale, per esempio, ma non solo, così come flessibilità dei polsi, apertura della parte alta della colonna vertebrale e soprattutto enorme concentrazione. 

Ma perché si ritiene che sia un asana indicato per il passaggio stagionale che stiamo vivendo? Cosa ci consigliano la scienza ayurvedica e la tradizione yogica?

Le scienze più antiche, come lo Yoga e l’Āyurveda, dedicano particolare attenzione ai momenti di cambio stagionale, data la criticità dell’organismo che si deve adattare e conformare al nuovo ritmo della Natura.

L’ambiente intorno a noi, al passaggio della primavera, ci dà ogni genere di segnale affinché ci si possa accordare e scegliere lo stile di vita e la giusta alimentazione propizi al cambiamento.

Nel nostro corpo (ma anche nella nostra mente), superata la fase invernale, le energie si mobilitano nuovamente indirizzandosi verso l’esterno e innescando rinnovamento e riproduzione. Tutto ciò è favorito e stimolato da molteplici e complessi processi biochimici ma anche dall’aumento delle ore di luce che naturalmente ci invitano a passare più tempo all’aria aperta.

La stagione invernale, con le sue qualità di freddo, pesantezza e poca mobilità, può in qualche modo favorire l’accumularsi di tossine (fisiche e mentali). La primavera, di conseguenza, è il momento in cui raffreddori, allergie, stanchezze prendono il sopravvento.

Sono queste, pertanto, le settimane in cui è necessario ripulire il corpo e la mente da tutte quelle scorie che si sono depositate durante la stagione fredda.

Si rivela utile, in questa delicata fase di passaggio, intraprendere un periodo di disintossicazione consigliata e seguita da un medico esperto, che possa prescrivere rimedi e trattamenti fisici adatti al singolo individuo secondo la propria natura e il reale bisogno, modulati attraverso le relazioni dell’ambiente fisico e sociale in cui la persona vive.

Se osserviamo bene cosa accade in Mayurasana notiamo che i gomiti creano una pressione sulla parte alta della parete addominale; sullo stomaco, quindi, che è proprio la casa di Kapha. Quando questo Dosa va in accumulo o in squilibrio, lo stomaco e gli organi a lui attigui tendono a riempirsi di tossine (“ama” in termine tecnico), per questo Mayurasana, nel passaggio alla stagione primaverile, è di enorme aiuto: stimolando la pressione sulla casa di Kapha ci aiuta nel processo di depurazione e alleggerimento necessario per la rinascita. 

Quando assistiamo alla sfioritura dell’estate e ci accingiamo a declinare verso stagioni più introspettive come l’autunno e l’inverno, l’Ayurveda e lo Yoga ci suggeriscono molte tecniche e meditazioni volte a far cadere i pesi, così come le foglie secche cadono dai rami lasciando gli alberi spogli nel loro scheletro. 

Al passaggio primaverile avviene l’esatto contrario: quei rami secchi iniziano a rinverdire e a riaprirsi a una nuova fioritura. Ma non tutti i rami sopravvivono al rigore invernale: la depurazione che suggeriscono le grandi tradizioni a cui facciano affidamento è proprio volta a una definitiva pulizia interna ed esterna che rimuove definitivamente in noi tutto ciò che non è pronto alla fioritura e alla rinascita. 

L’attaccamento causa immobilità e la costante paura di poter perdere qualcosa. La Natura ci dimostra invece che non vi è nulla da perdere poiché tutto cambia e si rinnova continuamente, dobbiamo solo lasciare andare ciò che è vecchio e non serve più affinché vi sia spazio per le nuove gemme e la nuova vita. Nessuna paura, quindi; ogni ramo vecchio deve essere lasciato cadere.

Le potature avvengono proprio quando il ramo è secco e basterebbe un colpo di vento per farlo cadere; l’albero lascia andare quello che non gli serve più, non conserva nulla di superfluo, non vi è attaccamento. Allo stesso modo anche noi dovremmo lasciare andare quello che non ci serve più.