Secondo la narrazione mitologica, la pratica dello Yoga ha origine dal Dio Shiva.
La storia racconta che, vicino alla riva di un fiume, il Dio Shiva insegnava alla moglie Parvati i segreti delle pratiche dell'Hatha Yoga. La moglie, però, piuttosto annoiata dall’argomento, si addormenta e Shiva, famoso per la sua poca pazienza, va su tutte le furie fino a che non si accorge che qualcuno è lì ad ascoltarlo con estrema attenzione. È un pesciolino che, nascosto tra le rocce del fiume, segue Shiva con grande interesse. Il dio decide allora di trasformarlo in un essere umano, dandogli il nome Matsyendra, il Signore dei Pesci. Con questa trasformazione il pesce divenne yogin, Matsyendra diventò il Guru, il "maestro” del Hatha Yoga, colui che apprese i principi della pratica direttamente dalle labbra di Shiva.
Sono tre i testi rilevanti dell’Hatha Yoga: Gheranda Samitha, Shiva Samitha e Hatha Yoga Pradipika; quest’ultimo, il più importante dei tre, è definito anche come “la lanterna dello Yoga”.
L’Hatha Yoga Pradipika è utile a tutti i praticanti per capire che l’Hatha Yoga non è solo una pratica fisica, come spesso viene presentata, ma una scienza integrata che porta verso lo sviluppo spirituale.
Come sempre partiamo dall’etimologia. La parola Hatha ha un duplice significato: in primo luogo significa “sforzo” e si riferisce sia a quello mentale sia a quello fisico necessari per praticare Yoga; in secondo luogo “Ha” significa “sole”, riferito all’energia maschile, che sfocia nel canale energetico destro del nostro corpo e che viene anche chiamato Pingala; mentre “Tha” significa “luna”, ed è riferito all’energia femminile che sfocia nel canale energetico sinistro del corpo e viene chiamato Ida. La parola Hatha, quindi, rappresenta lo sforzo, l’armonia e l’equilibrio fra le due polarità, le energie opposte, che la pratica cerca di riunire.
Di nuovo, quindi, ci ricolleghiamo a un concetto caro tanto alla pratica dello Yoga e a quella dell’Ayurveda: equilibrio e armonia tra due polarità che, per essere raggiunti, richiedono uno sforzo sia fisico si mentale.
Ma come sappiamo l’equilibrio non è il solo fine ultimo della pratica yogica! Esiste infatti un livello superiore, una tappa evolutiva più elevata: il Samadhi, la “liberazione”, lo stato in cui si raggiunge l’annullamento dell’ego, in cui le dualità diventano una cosa sola, le afflizioni mentali vengono fatte tacere e la mente si acquieta.
I primi quattro Sutra di Patanjali recitano:
Atha Yogānuśāsanam (Ora inizio a parlare dello Yoga)
Yogah cittavrtti nirodhah (Lo Yoga calma le fluttuazioni della mente)
Tadā drastuh svarūpe avasthānam (Così che il testimone – la Buddhi – possa dimorare nella sua verità)
Vrtti sārūpyam itaratra (E non dimori nelle fluttuazioni della mente; altrimenti l’intelligenza prende i colori della mente).
Lo scopo più elevato dell’Hatha Yoga è quello di “eliminare gli ostacoli fisici” per preparare corpo e mente al cammino verso il Samadhi.
La pratica degli asana ha lo scopo di sciogliere le tensioni nel corpo e purificare i canali energetici, permettendo al Prana, l’energia prima, il soffio primario, di scorrere liberamente. Solo dopo essersi presi cura del corpo, possiamo accedere a un livello più sottile, ai canali di Manas, e dedicarci alle tecniche di Pranayama.
L’Hatha Yoga riossigena il corpo, migliorandone la funzionalità, ne aumenta la flessibilità e la vitalità, migliora la concentrazione e la qualità del respiro, insegnando a gestire lo stress, le emozioni e il controllo di sé.
La domanda che più spesso ci viene posta è quale sia la differenza tra Hatha Yoga e Vinyasa Yoga. A livello di pura tradizione, la differenza in realtà non esiste! Vinyasa significa "coordinazione di respiro e movimento", la qual cosa appartiene tanto alle pratiche dinamiche quanto a quelle statiche. La vera differenza intercorre quando ci troviamo di fronte alla forma più moderna e occidentale del Vinyasa Yoga che richiama l’idea di una pratica dinamica, dove gli asana si susseguono uno all’altro con l’idea di creare una progressione. A tal proposito si legga la nostra presentazione dedicata al Vinyasa Krama.