Inverno - Meridiano dei Reni
Ormai l’autunno volge al termine e iniziamo a sentire l’aria pungente dell’inverno che arriva. Le temperature sono decisamente meno miti di qualche settimana fa, gli alberi del tutto spogli… insomma, il mondo attorno a noi piano rallenta e, se riuscissimo a fermare per un istante i mille rumori della città, sentiremmo il silenzio che lo avvolge.
Tutto questo ha un senso anche per noi? Per la nostra pratica, per la nostra salute?
Lo Yoga, così come l’Ayurveda, non ci chiede di fare nulla di diverso dal “vivere secondo natura”; chissà, però, se, presi dalle nostre giornate frenetiche, possiamo capire cosa significhi tutto questo.
La percezione del tempo che abbiamo nella nostra cultura moderna è un’idea di tempo lineare, ovvero da un punto A procede verso un punto B. Non solo è così che immaginiamo la nostra vita e i cambiamenti che si avvicendano, ma lo è anche quando studiamo e osserviamo la realtà. Eppure, come ricorda l’antropologo Claude Lévi-Strauss, la vita evolve a salti e a sbalzi o ricorsi, senza per forza seguire una linea evolutiva precisa. I nostri nonni sapevano molto bene che, se anche non possiamo sfuggire alla sua linearità, il tempo si presenta come ciclico e come tale va vissuto per essere in armonia con la natura. Così come l’alternarsi del giorno e della notte (a cui dedicheremo uno dei prossimi post), anche le stagioni ci insegnano di cosa abbiamo bisogno.
Con l'incedere dell'inverno la natura rallenta, fino a fermarsi. Durante i mesi autunnali, c’è stato un grande movimento per lasciar andare tutto ciò che era superfluo al grande silenzio invernale. Se osserviamo bene, gli alberi si liberano delle foglie, mantenendo solo la loro essenza, il loro “scheletro” e così consegnarsi al buio dei mesi freddi, per poi aprirsi leggeri a una nuova vita a primavera. Per l’uomo dovrebbe essere la stessa cosa: trovare il proprio momento di quiete e riflessione, in cui restare in ascolto della sua essenza, mentre la natura attorno a tace. Eppure per noi è l’esatto opposto! I mesi invernali solo quelli più frenetici: quelli in cui cerchiamo di incastrare appuntamenti di lavoro e di svago; in cui siamo in costante movimento e attività. Quante volte ci sentiamo esausti? Quante volte preferiremmo il divano a una serata fuori con gli amici?
Secondo l’Ayurveda, Kapha è il dosha che domina la stagione fredda. Il suo significato letterale è “colui che tiene assieme” ed è associato agli elementi di Terra (Prthvi) e Acqua (Jala) e alle qualità di stabilità e calma. L’antica scienza medica indiana ci insegna che “salute” vuol dire prima di tutto rispettare i ritmi della natura e dei suoi frutti, ricordandoci che la nostra dieta deve essere adeguata. Mangiare cibi di stagione, caldi e calmanti; evitare di saltare i pasti o mangiare tardi, soprattutto la sera; aggiungere spezie alla nostra dieta (zenzero, cumino, coriandolo, curcuma, chiodi di garofano): sono tutte abitudini che, insieme all’esercizio fisico, possono aiutare a mantenerci in salute.
Anche la medicina cinese associa i mesi freddi all’elemento Acqua e richiama alla funzione di due meridiani in particolare: reni (Yin) e vescica (Yang).
Oggi ci soffermiamo sul meridiano dei reni, di cui si sente così tanto parlare in questa stagione. Sede della nostra energia vitale, questo canale è associato alle funzioni fisiche di equilibrio, adrenalina, pulizia del sangue e libido. Da un punto di vista psicologico ed emotivo, di contro, lo troviamo coinvolto con la nostra stabilità, energia ancestrale e paura. I reni hanno anche l’importante funzione del controllo del sistema scheletrico e del suo sviluppo.
Mal di schiena nella zona lombare e senso di stanchezza sono sintomi comuni che ci dicono che qualcosa non va nel nostro meridiano. Come dicevamo, il corpo umano, come la natura che lo circonda, vive momenti di forza e grande attività, alternati a momenti di maggiore staticità e calma. È proprio in questa alternanza che troviamo il modo di nutrire la nostra energia vitale. Condurre una vita in continua attività, senza il rispetto dei ritmi interni e delle nostre esigenze, porta a uno svuotamento dell’energia e il primo canale a essere coinvolto è proprio la sede dell’energia vitale, il meridiano dei reni.
Paura è una parola chiave quando si parla di reni. Se la nostra energia è ben distribuita, abbiamo la capacità di restare in allerta e sentirci presenti. Non appena insorge un problema nello scorrere dell’energia all’interno del canale, lo stato di allarme si può trasformare in paura eccessiva, spesso non giustificata, e in ansia.
A differenza degli altri, questo meridiano ha sia una componente Yang, associata al potere della trasformazione e del cambiamento, sia una Yin, collegata alla nostra capacità di conservare e produrre energia vitale, di crescere e maturare, ma anche e soprattutto alla possibilità di stare, ascoltare, accogliere e nutrire
Sono proprio queste le qualità sulle quali concentrarci e da nutrire: questi mesi invernali ci insegnano la nostra capacità di fermarci, stare, quietare le fluttuazioni di una mente non adeguata e sentire dal profondo quali sono i desideri del nostro cuore.
Ancora una volta lo Yoga ci viene in aiuto con la pratica dell’Yin Yoga, ovvero lo yoga dell’abbandono, che si contrappone alle pratiche più dinamiche. Questa pratica ci apre alla possibilità di attivare il nostro sistema nervoso parasimpatico, e gli asana tenuti a lungo agiscono fino ai tessuti più profondi, la fascia, aiutandoci a rilasciare le tensioni profonde, nel corpo e nella mente.