Pitta Doṣa
Il post di oggi prosegue il tema che abbiamo iniziato ad affrontare martedì scorso parlando dei Doṣa. Sappiamo che Doṣa significa letteralmente “errore”, “danno”, “qualcosa che va in squilibrio”. La natura primaria di ciascuno di noi è assolutamente unica e tutti e tre i Doṣa, in percentuali diverse, concorrono alla sua formazione.
Oggi ci soffermiamo sul Doṣa chiamato Pitta, il cui umore biologico è quello del Fuoco e la cui etimologia è associata al potere digestivo (Agni) e alla trasformazione.
Come abbiamo visto, l’origine dei Doṣa è legata al processo di cosmogonia riportato nel primo Darana, sistema filosofico, che è il Samkhya. I Doṣa sono collegati ai cinque elementi fondamentali di cui si compone la natura e che l’Ayurveda chiama Panca Mahabutha. Sappiamo che Vata nasce dai primi due elementi, etere (Akhás) e aria (Vayu), e crea un’onda espansiva molto veloce. Pitta, invece, è associato agli elementi di fuoco (Tejas) e acqua (Jala), la sua onda è meno veloce, ma apporta un importante fattore che è quello della trasformazione.
La sua principale funzione è quella della digestione e della trasformazione a livello cellulare, tessutale e organica, sia in termini di fisici, ovviamente, sia per quel che riguarda la sfera emotiva, mentale e psicologica. Se pensiamo che tutto ciò che entra nell’organismo umano deve subire un processo di trasformazione, si capisce l’enorme importanza di questo Doṣa. Ad esempio si pensi all’aria, che viene trasformata in anidride carbonica; oppure il cibo che viene eliminato sotto forma di scarti. Non da ultimo idee ed emozioni subiscono la trasformazione del nostro modo di pensiero.
Se per Vata la parola d’ordine è irregolarità, per Pitta, al contrario, la regolarità è una delle sue caratteristiche più importanti. Sono persone, quindi, che amano la loro routine e che soffrono nel momento in cui quest’ultima subisse delle alterazioni.
La struttura fisica del Pitta è bilanciata, l’altezza è media, gli arti sono ben equilibrati e l’andatura è dritta e dignitosa. Gli occhi sono brillanti, penetranti e caldi, la bocca, le labbra e i denti sono regolari e ben pronunciati. I capelli sono lisci, morbidi e non troppo scuri. Grazie al suo alto potere trasformativo, il Pitta ha una digestione ottima e un appetito abbondante, soprattutto perché tende a essere un soggetto molto energico e che, quindi, necessita di grandi risorse da bruciare. A differenza del Vata, hanno una buona capacità di riposo e di norma i loro sogni sono legati all’azione. Hanno una forza fisica nella norma, ma, a causa della loro natura fortemente combattiva e competitiva, amano l’attività vigorosa.
Il senso maggiormente sviluppato nel Pitta è la vista, il che rispecchia un importante aspetto del loro carattere che è il controllo, l’avere una visione puntuale su chi sono e che cosa vogliono. La persona Pitta si pone spesso come leader, grazie alle sue idee chiare e alla sua grande capacità pratica ed esecutiva. Di natura sono abili comunicatori, ma hanno la tendenza a discorrere molto lungamente di argomenti che interessano solo loro, il che può farli risultare stancanti.
Quando in equilibrio, la persona Pitta è razionale e pratica; sul lavoro sa essere sempre diligente, efficiente e competente. Quando, al contrario, si presenta qualche disequilibrio questo Doṣa può lamentare debolezza, intolleranza al caldo o al freddo, confusione mentale, rabbia e rancore.
La rabbia è uno dei maggiori squilibri di questo Doṣa; ma da dove proviene?
Abbiamo già detto che il Pitta ha una personalità razionale e, nel suo pensare, segue percorsi logici ben definiti. Accade, però, che una cosa qualsiasi in questi processi logici non torni. Prendiamo, ad esempio, i piccoli problemi lavorativi che tutti noi incontriamo nella vita quotidiana. La tendenza del pensiero Pitt sarà quella di incasellare quel particolare evento all'interno dei suoi personali processi logici e, nel momento in cui qualcosa non si incastra, come in un loop, ripercorrere freneticamente lo stesso percorso analitico incastrandosi ripetutamente nello stesso punto. Questo vortice chiuso di pensiero crea una frizione che accende nella mente il fuoco della rabbia, che, nella peggiore delle ipotesi, può esplodere anche violentemente.
Cosa fare per bilanciare il Pitta?
Sicuramente aiuta stare al fresco e passare del tempo all’aria aperta.
La sua dieta dovrebbe evitare cibi troppo oleosi, caffè, carne, alcol. Al contrario dovrebbe essere ricca di frutta e verdura, latte e formaggi freschi. Mangiare lentamente è una sfida per il Pitta, ma aiuta molto a controllare il suo impulso verso il cibo.
Portando con sé il calore e la forza di Tejas, la persona Pitta dovrebbe prendere spesso delle pause (sopratutto per riposare gli occhi), imparare a esprimere i propri sentimenti, senza accumularli, e fermarsi a contemplare la luna.
E lo Yoga cosa può fare per il Doṣa Pitta?
Abbiamo detto che al Pitta piace l’attività intensa, piace sudare e sentire il senso della fatica. Ma tutto questo non fa altro che accrescere la sua energia. Le pratiche giuste, se vogliamo pacificare un disequilibrio di Pitta, dovranno includere al loro interno lunghe pause. Certo lo sforzo e la sfida sono qualcosa a cui il Pitta non rinuncia, ma bisogna bilanciare la pratica introducendo nella sequenza flessioni in avanti dalle lunghe tenute, portando l’attenzione alla lunghezza del respiro, lavorando sull’idea di riconquista dello spazio interno al corpo e sulla capacità di lasciar andare. Il Pitta tende al calore eccessivo, per cui pratiche di Yin o Restorative Yoga che, lavorando in abbandono, agiscono sui tessuti freddi del corpo, aiutano non solo nella pacificazione del Doṣa sbilanciato, ma anche nella riconnessione con gli spazi interni di mente e corpo. Si consiglia di praticare in una stanza ben luminosa e molto arieggiata.
Anche la meditazione è importante per il Pitta, per cercare di attenuare la tendenza all’aggressività, al controllo e alla rabbia. Le tecniche di Pranayama e Kryia consigliate saranno rinfrescanti (ad esempio: Sitali Pranayama), con un focus sull’espirazione e sulla sua capacità di lasciar andare. Sia durante le tecniche di Pranayama che di meditazione aiuta soffermarsi sull’energia rinfrescante della luna e visualizzare spazi aperti e freschi.