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Sirsasana

Oggi dedichiamo il post a quello che è stato definito il re di tutti gli asana: Śírsasana.

Il suo nome completo è Salamba Shirshasana e la sua etimologia deriva da SALAMBA, che sta per “supporto”, SÍRSA che significa “testa” e come sempre ASANA, “posizione”.

 Śírsasana appartiene al gruppo delle inversioni, ovvero le posizioni in cui la testa è più in basso rispetto al livello del cuore. Mi piace fare da subito una precisazione: nel mondo dello Yoga occidentale si dà molta importanza alle posizioni invertite, quasi fossero un fine ultimo della pratica o sancissero una sorta di livello “avanzato”. Come prima cosa non credo sia corretto riferirsi alle pratiche di chiunque esprimendo giudizi di valore; presto vedremo come ogni corpo è assolutamente unico nella sua individualità e la pratica rispecchia fedelmente la straordinarietà di ciascuno di noi. Se consideriamo questo, capiamo facilmente come non esista “il modo corretto” per eseguire un asana, ma ci sono varianti adatte a ogni individuo. Nelle inversioni questo aspetto è particolarmente evidente soprattutto perché ci si imbatte in un fattore particolare che è la paura. Non sempre, infatti, si ha facilità a cambiare il punto di vista, indipendentemente dalle capacità fisiche, ma questo non significa dover rinunciare ai benefici, che vedremo essere tanti, delle inversioni. Per ciascuno esiste la variante adeguata. 

Le inversioni richiedono concentrazione e grande presenza, ed essendo posture dall’alto potenziale energetico è bene inserirle al centro della sequenza in modo da poter poi riportare in equilibrio corpo e mente. Due sono i Vayu, ovvero i soffi vitali (chiamati anche Panca Prana o Panca Vayu), che vengono particolarmente attivati: udana e vyana.

Udana significa “aria che si muove verso l’alto” e si concentra nella gola, nel torace, nei polmoni, nell’ombelico e nei seni nasali. È un soffio vitale che muove verso l’alto e controlla la nostra memoria, il controllo e la volontà.

Vyana letteralmente significa “aria diffusa o penetrante” e ha sede nel cuore, nei vasi sanguigni, nella cute, nelle ossa, nei muscoli e nei nervi. La sua funzione riguarda la circolazione del sangue dal cuore fino alle periferie e vi sono associati lo sbadigliare e sbattere le palpebre (Cfr. F.J. Ninivaggi, “Āyurveda”, Ubaldini Editore, Roma 2001).

Pertanto è essenziale praticare asana come Śírsasana, dal momento che capovolgendo il corpo queste caratteristiche si attivano con più vigore.

 La sensazione più forte che si ha in una pratica di inversioni è il senso di leggerezza e libertà, e i maggiori benefici sono legati proprio al capovolgimento della nostra stazione eretta. La stazione eretta, infatti, è propria dell’essere umano ed è, per altro, una conquista relativamente recente e tuttora imperfetta, soprattutto per quanto riguarda la colonna vertebrale e la circolazione del sangue. Nei quadrupedi, ad esempio, il corpo è parallelo in relazione al suolo, e il peso è distribuito in modo uniforme. Nell’essere umano, invece, la circolazione è verticale e la forza di gravità ha un’enorme influenza su di essa. Il sangue venoso, infatti, nella parte bassa del corpo deve vincere la forza di gravità per tornare al cuore e lo fa grazie all’aiuto delle contrazioni muscolari. Questa soluzione funzionerebbe in maniera ottimale se vivessimo una vita naturale, ma, costretti a una vita sedentaria, è difficile assicurarsi sufficienti contrazioni muscolari. Anche la respirazione spesse volte non è sufficiente, limitando la capacità polmonare alla sola parte superiore dei polmoni. Per la parte del corpo al di sopra del cuore, invece, sebbene non sussista il problema del ritorno del sangue venoso, rimane la difficoltà per la circolazione arteriosa di salire verso il cervello per portare l’ossigeno di cui è grande consumatore. Inoltre la posizione eretta crea spesso spostamenti agli organi addominali, con disturbi funzionali gravi. 

I benefici legati a un asana come Śírsasana sono così numerosi che forse non sarò in grado di elencarli tutti, ma partirò dai principali. 

 Per descrivere gli effetti positivi di questa posizione sulla colonna vertebrale mi piace riferirmi alle donne che nelle regioni africane portano pesanti pesi in equilibrio sulla testa. Śírsasana genera esattamente gli stessi effetti perché il cranio sostiene l’intero peso del corpo. Abbiamo iniziato proprio dall’etimologia: “posizione supportata sulla testa”; torno su questo punto per sottolineare la funzione di contatto con la terra che la testa deve avere. Molto spesso ci sentiamo chiedere di spingere su avambracci e gomiti per staccare la testa da terra, ma questo non è il focus di Śírsasana. La testa crea una pressione contro la terra che permette all’intero corpo di distendersi verso l’alto. Gli avambracci e i gomiti danno sostegno alla posizione, come il nome stesso dell’asana ci ricorda: SALAMBA significa “supportato”.

La spinta della testa contro la terra raggiunge la colonna vertebrale, soprattutto all’altezza della quinta vertebra lombare e del sacro sul quale riposa tutto il peso del corpo. Si capisce perché è così comune avere problemi all’altezza di questa parte della colonna, ma nelle inversioni le vertebre lombari sostengono solo il peso delle gambe e della rotondità del bacino. Quando la postura è praticata in equilibrio e in assenza di sforzo muscolare, automaticamente le vertebre si riallineano e per questo Śírsasana è utilissimo contro il dolore all’altezza dei reni. 

È certamente vero che le vertebre cervicali ricevono peso, ed essendo loro più piccole e sottili non sono pensate per essere sovraccaricate, ma in persone con la colonna sana e in presenza del giusto supporto delle braccia e delle spalle, si può ritenere la colonna vertebrale in sicurezza. 

 A livello muscolare, in fase di preparazione dell’asana, si attivano addome e muscolatura della schiena, ma una volta raggiunta la postura si deve cercare di eliminare ogni tensione muscolare.

 È sulla circolazione sanguigna che la posizione sulla testa raggiunge i suoi maggiori benefici, aiutando la stasi venosa nelle parti del corpo situate al di sotto del livello del cuore. In Śírsasana la forza di gravità serve a eliminare le ipostasi venose delle gambe e dell’addome; una grande quantità di sangue venoso viene rimesso in circolazione e torna rapidamente verso il cuore. In questo modo i polmoni ricevono più sangue carico di tossine da purificare, quindi effettuare profonde respirazioni aiuterà a depurare l’organismo senza affaticare il cuore. Il sangue arterioso affluisce in abbondanza e raggiunge il cervello senza lo sforzo di vincere la forza di gravità.

Śírsasana previene le varici e le emorroidi, ma soprattutto produce effetti sorprendenti sugli organi di senso, migliorando la vista e l’udito.

 Headstand (nome inglese dell’asana) aiuta a decongestionare la parte bassa dell’addome, spesso contratta per via della vita sedentaria. Le ghiandole e gli organi dell’apparato digerente, in particolare il fegato, ricevono i benefici maggiori. Se consideriamo che tutto il sangue venoso proviene da lì, capiamo l’importanza di evitare congestioni. Il deflusso del sangue venoso dall’apparato digerente richiama l’afflusso del sangue arterioso che migliora appunto le funzioni digestive.

 Śírsasana favorisce e stimola le funzioni intellettive; migliora la memoria, ma soprattutto aiuta a gestire stati di ansia o di nervosismo, permettendo a ciascuno di usare al meglio le proprie capacità intellettive. 

Il cranio contiene l’Ipofisi, assieme all’ipotalamo, che governa tutto il sistema endocrino con azione regolatrice su tutto l’organismo. Śírsasana, stimolando le funzioni dell’ipofisi, mantiene il giusto peso corporeo.

 Quando siamo a testa in giù, la parte superiore dei polmoni diventa quella inferiore e viceversa. La pressione degli organi sul diaframma comporta l’eliminazione dei residui di aria viziata nei nostri polmoni, facilitando l’espirazione completa. Non dimentichiamo che molti problemi respiratori, anche gravi, nascono dall’incapacità di svuotare completamente i polmoni per tornare a riempirli con ossigeno fresco. Śírsasana, capovolgendo la posizione dei polmoni e utilizzando la pressione degli organi sul diaframma, ci sana dall’interno, spingendoci direttamente verso il Pranayama, rigorosamente attraverso il naso.