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I sapori della primavera


Nell’articolo dedicato all’incedere della primavera abbiamo visto quanto sforzo sia chiesto al nostro corpo nel cambio della stagione.

Avevamo già osservato come l'inverno, con le sue qualità di freddo, pesantezza, contrazione e scarso movimento, favorisca l’accumularsi di tossine (fisiche e mentali); con l'arrivo della primavera la spinta del vento, della luce e della temperatura stimola il movimento tanto del corpo quanto della mente verso l’esterno. Questo è quindi il momento in cui raffreddori, allergie, stanchezze prendono il sopravvento a causa del Kapha accumulato nella stagione precedente, pertanto quello più adatto alla disintossicazione: pulire l'organismo da tutte quelle scorie che si sono depositate durante la stagione fredda, ancor meglio se sotto la guida di un medico e di un insegnante esperto.

Prestare attenzione a questo processo vuol dire avere cura della nostra quotidianità. I mesi invernali dovrebbero, almeno secondo natura, richiamarci a un contatto con noi stessi, per assaporare e coltivare il silenzio della natura che ci circonda. Troppo spesso, però, la nostra vita non concede pause; la nostra frenesia non contempla l’ascolto dei ritmi ciclici della natura e questa è una delle maggiori cause di malattia. Costringendoci a una rincorsa costante, il nostro corpo e la nostra mente accumulano quelle che tutti chiamiamo “tossine”. Ma cosa sono in realtà?

L’Ayurveda usa il termine AMA, che letteralmente significa “cibo non cotto o non digerito”, e con cui comunemente ci si riferisce a tutto ciò che consegue al cattivo funzionamento di AGNI, il nostro fuoco digestivo, “ragione d’essere del processo di vita”. Le cause che conducono a un accumulo di tossine nel corpo sono tante, come mangiare tardi la sera, scegliere cibo di cattiva qualità, o sfamarsi prima di aver digerito il pasto precedente; ma anche sfamarsi in stato di ansia o depressione. In generale, quindi, Ama è qualcosa che Agni non è riuscito a processare; nel migliore dei casi il nostro corpo riesce a espellere queste tossine, nel peggiore queste ultime si accumulano creando un’infiammazione cronicizzata e quindi una malattia, che può essere localizzata o diffusa. Ma Ama agisce anche a livello mentale, impedendo ai nostri pensieri e alle nostre emozioni di muoversi e di scorrere, manifestandosi sotto forma di risentimento o paura che spesso non hanno riscontro con la realtà. 

Non facciamo fatica a comprendere le conseguenze della stagnazione di tossine derivanti da una dieta sbagliata, mentre forse è più difficile riconoscere il decorso delle tossine mentali. Il più delle volte non sono altro che il risultato della nostra incapacità di ascoltarci e rispettare noi stessi e tutto ciò che ci circonda. La Caraka Samhita è il più antico testo classico della tradizione ayurvedica e nell’elencare le otto principali malattie ne identifica anche le cause:

“Per prima cosa tratterò degli otto disordini iniziali originati dall’attaccamento, dalla violenza e dalla collera, menzionando in sequenza i predetti fattori che cominciano con la causa”. (Caraka Samhita, Jvaranidāna /15)

Vediamo quindi come sentimenti negativi quali possesso, attaccamento e rabbia alimentino la stagnazione al nostro interno di tossine mentali (in modo diverso in base al Dosa). Ma non solo, sicuramente in tutto questo incide anche quella che in molti definiscono la malattia dei tempi moderni, ovvero lo stress. In questo caso mi viene da porre una semplice domanda: che cos’è lo stress se non una incapacità di gestione? I fattori all'origine di questa incapacità possono essere svariati, ma ciò che crea disagio è la difficoltosa gestione della situazione che siamo chiamati ad affrontare. 

Momenti di disintossicazione, sia corporea che mentale, sono quindi necessari per ripristinare ordine al nostro interno. Abbiamo già detto come la primavera favorisce un moto energetico che ci spinge verso l’esterno e questa spinta cresce sempre più fino a trovare la sua massima realizzazione con l’ardore estivo, ma questo periodo di passaggio stagionale è importante per prepararci all’esplosione energetica della stagione. La tradizione ayurvedica suggerisce periodi di digiuno (da non intraprendere senza il consiglio medico) o comunque pone enorme attenzione all’alimentazione (che dovrebbe comunque essere una costante, visto che l'alimentazione è alla base della nostra salute). In questo periodo dell’anno la natura ci fornisce degli alimenti che hanno qualcosa che li accomuna: il colore verde e i sapori amaro (tikta) o astringente (kasaya); rucola, carciofi, agretti, radicchio, spinaci, asparagi, ravanelli, limoni, kiwi, fragole, nespole e via dicendo. Come sappiamo, nulla in natura accade per caso e il fatto che in primavera l’amaro sia il sapore predominante risponde proprio alle esigenze di disintossicazione dell'organismo.

Ma perché gli alimenti dal sapore amaro (Tikta) sono considerati disintossicanti? Perché sono composti da due elementi quali Akaś e Vayu che abbiamo già visto essere rispettivamente etere e spazio. Quando pensiamo ad Akaś e Vayu insieme non possiamo che avere l’idea di qualcosa di leggero, freddo e secco, tutte qualità (Guna) tipiche del Vata Dosa che quindi tenderà ad aumentare con il consumo di cibi amari, mentre Kapha e Pitta vengono pacificati. Questi alimenti favoriscono la disintossicazione, la pulizia del cavo orale, hanno un effetto rinfrescante, accentuano il potere di Agni (fuoco digestivo), sono antipiretici, abbassano il colesterolo, alleviano le infiammazioni della pelle e aiutano in caso di eccessiva sudorazione. 

L’Ayurveda non è l’unica medicina ad aver individuato l’importanza dei passaggi stagionali, anche quella cinese, infatti, ci dà preziosi consigli a riguardo e come sempre accade le due tradizioni, mantenendo le loro diversità, non si contraddicono. I due meridiani maggiormente sollecitati durante la stagione primaverile sono fegato e cistifellea, entrambi organi deputati alla disintossicazione del corpo. Quando l’energia, Qi, non scorre in maniera fluida lungo il canale, a causa appunto di un'alimentazione sbagliata, dell'eccesso di tossine o di stress, appariranno sintomi tipici del meridiano in questione. Il disequilibrio nei meridiani di fegato e cistifellea si manifesta sotto forma di problemi alla pelle, stanchezza, ipertensione, amaro in bocca, dolori articolari. Già da questo breve elenco troviamo diverse similitudini con quanto visto rispetto all’Ayurveda. 

Il meridiano della cistifellea (Yang) scorre lungo i lati del corpo, dagli angoli esterni degli occhi fino al quarto dito, mentre il meridiano del fegato (Yin) ha origine nella parte interna dell’alluce, sale lungo l’interno della coscia, per fermarsi a metà tronco. Le pratiche di Yoga possono aiutarci a stimolare questi canali e i gruppi di Asana maggiormente efficaci saranno le estensioni laterali, le torsioni, gli inarcamenti e le posizioni a gambe divaricate. L’asana sovrano di questa stagione è Mayurasana, la posizione del pavone, perché la pressione creata dai gomiti proprio sugli organi di fegato e cistifellea agisce come una strizzata che aiuta l’eliminazione delle tossine.

Una curiosità interessante ci viene ancora una volta dall’osservazione della natura: abbiamo già detto che il colore predominate di questa stagione è il verde e non è un caso che la cistifellea sia proprio di questo colore e apparentemente il suo sapore è particolarmente amaro, a causa dei depositi di bile al suo interno. Infatti, spesse volte i gatti, quando riescono ad agguantare dei piccoli topini e mangiarli, sputano proprio questo organo, non gradendo il suo sapore.